Il mio viaggio in Myanmar, la terra dei sorrisi e del silenzio
“La ricchezza delle risorse naturali della Birmania è considerevole, ma il grande fascino del paese risiede nelle sue molte popolazioni, dalle origini e dalle usanze diverse e pittoresche. Sono state le storie e le civiltà delle etnie birmane a formare il carattere del paese“ (Aung San Suu Kyi)
“Mingalaba” è stata la prima parola che ho imparato appena atterrata a Yangon. Una parola che ho subito amato, perché oltre al significato più generale di “benvenuto” racchiude in sé diversi accezioni, tant’è che viene utilizzata dai birmani come una sorta di augurio, di buona fortuna oltre che per il buongiorno.
Da questa piccola e semplice parola e dai grandi sorrisi che la accompagnano viene immediatamente trasmesso, in modo chiaro e inequivocabile, lo stato di serenità e pace interiore che caratterizza questo meraviglioso popolo. Il viaggio in Myanmar è stato per me uno dei più belli, intimi e spirituali che abbia mai fatto. Una terra incontaminata e ancora poco esplorata che rapisce e incanta per la bellezza della sua natura, la purezza della cultura, il fascino della sua architettura oltre che per le sue tradizioni e l’intensa spiritualità della sua gente sorridente.
La cosa che più mi è rimasta nella mente e nel cuore, fin dal primo incontro con la nostra guida, sono stati i sorrisi autentici delle persone, i loro occhi fieri e la loro devota accoglienza. Ricordo ancora la prima volta che due donne birmane, nella valle di Bagan, mi hanno chiesto di fare una foto insieme, è stata un’emozione incredibile e inaspettata!
C’è da dire che il Myanmar a causa del suo regime dittatoriale è rimasto isolato per molto tempo e solo da qualche anno ha aperto i suoi confini al turismo, nonostante tuttora ci siano ancora delle zone off limits per i turisti. Ed è stato proprio questo isolamento che ha permesso di mantenere quasi intatta la cultura, il paesaggio e le tradizioni di questo Paese. Motivo per cui consiglio di visitare questa terra ancora incontaminata il prima possibile visto che la recente apertura al turismo sta comunque cambiando e modernizzando velocemente il paese.
LA VALLE DEI TEMPLI DI BAGAN
Il mio viaggio è iniziato a Yangon, ex captale del Myanmar, dove sono stata letteralmente abbagliata dalla vista dell’imponente Shwedagon Paya, li famoso stupa buddista la cui cupola dorata raggiunge l’altezza di 100 metri e al cui interno è custodita una una ciocca di capelli che secondo la credenza popolare sarebbe appartenuta al Budda.
Dopo una giornata dedicata alla scoperta della città di Yangon il mio viaggio è proseguito verso la meravigliosa Valle dei templi di Bagan, tappa obbligata in quanto rappresenta uno dei più famosi siti archeologici del Paese, con oltre 2000 templi buddisti e stupende pagode. Un luogo dall’atmosfera incantata.
Bagan è una delle aree più sacre non solo del Myanmar ma di tutta l’Asia in generale. Un’area da preservare per la per la sua importanza religiosa e culturale, tant’è che nel 2019 è diventato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO per la sua importanza religiosa e culturale.
La prima volta che ho ammirato la Valle di Bagan è stata dalla Bagan Viewing Tower ed è stata un’emozione indescrivibile: davanti ai miei occhi un’infinita pianura di 40 km quadrati dove sono stati costruiti, tra l’XI e il XII secolo, circa 13.000 templi. Attualmente purtroppo solo 2.500 templi sono rimasti in piedi. Un luogo mistico e spirituale caratterizzato da un’atmosfera unica e magica da cui è impossibile non lasciarsi avvolgere.
I templi della valle di Bagan rivestono un importantissimo significato per il Buddismo e una volta giunti in questo luogo non si può fare altro che rimanere, in silenzio, ad ammirare la storia antica e respirarne l’atmosfera pervasa dalla profonda devozione degli uomini che hanno costruito le migliaia di templi e stupe.
Quando i templi sono illuminati dal sole si diffonde ovunque una luce fatta di sfumature dorate. I templi infatti, non essendo protetti dal vento, sono levigati dalle particelle di sabbia che erodono i rivestimenti di stucco scoprendo i mattoni rossi. Lo spettacolo che si può godere nelle prime ore del mattino o al tramonto è da non perdere, così come un giro in mongolfiera sorvolando la Valle dei Templi se si visita il paese nella stagione secca (solitamente da novembre a metà febbraio).
Un’esperienza incomparabile che da sola vale già il viaggio in Myanmar.
MANDALEY, L’OMBELICO DEL MYANMAR
Da Bagan ho poi proseguito il mio viaggio alla scoperta di Mandalay e della regione circostante, un territorio dalla lunga storia e sede di numerose città che nel tempo si sono succedute come capitali del paese. A cominciare da Amarapura il cui nome significa “città dell’immortalità” ed è conosciuta principalmente per la pagoda Pahtodawgyi e per l’U-Bein bridge, il ponte pedonale in legno di teak più lungo al mondo.
O Pynda nelle cui vicinanze merita sicuramente un’escursione il piccolo villaggio di Mingun, noto per quella che, se fosse stata terminata, sarebbe stata la pagoda più grande al mondo, oltre che per la presenza della sua enorme campana rimasta per molto tempo la più grande al mondo.
Quello che però mi ha più affascinato di questa regione sono stati sicuramente i villaggi autentici, dove il tempo sembra essersi fermato, che si incontrano spostandosi da una città all’altra. Qui ho avuto modo di assaporare l’essenza vera del paese e ho vissuto delle esperienze molto commoventi, come quando abbiamo assistito alla preghiera di un monaco nella scuola di uno di questi villaggi con relativa benedizione per tutto il gruppo.
La regione è un tripudio di bellissimi e suggestivi monasteri, alcuni dei quali sono impressionanti per l’architettura meticolosa e gli elaborati intagli in tek.
Una delle esperienze che rimarrà per sempre nel mio cuore è stata la visita ad uno di questi monasteri dove abbiamo avuto l’opportunità di renderci utili servendo il pranzo ai monaci.
I monasteri in Myanmar sono infatti sostenuti dalle donazioni delle famiglie birmane che a turno, di giorno in giorno, si rendono disponibili anche per servire il pranzo. Nel giorno della nostra visita non era prevista la collaborazione di nessuna famiglia per cui, alla nostra esplicita richiesta di poter dare una mano in modo concreto, ci hanno risposto che avremmo potuto occuparci di servire il riso ai monaci. Che gioia poterlo fare e che emozione indescrivibile! Una fila di oltre 300 monaci che a ritmo cadenzato e puntuale, si fermavano davanti a noi, aprendo il coperchio della loro ciotola e aspettando che versassimo la loro porzione di riso. Ricordo ancora i loro volti e i loro sorrisi accennati e soprattuto la forte emozione di un’esperienza così intensa.
Un’ esperienza unica, toccante e fortemente spirituale che mi ha permesso di fare un viaggio interiore profondo e di sentirmi immersa in prima persona nella spiritualità della vita del monastero.
Non esistono parole per descrivere l’intensità e l’emozione di una simile esperienza, bisogna provarlo assolutamente. E la cosa ancora più preziosa e rara è stata che quel giorno eravamo gli unici visitatori del monastero.
LA POESIA DEL LAGO INLE, UN MONDO SOSPESO
Ultima tappa del mio viaggio è stata il lago Inle, un luogo assolutamente imperdibile e che per me ad oggi rappresenta uno dei luoghi più poetici e spettacolari che ho avuto il piacere di visitare perchè è poesia allo stato puro.
Il lago Inle è un luogo sospeso, i cui villaggi sulle sue sponde sono stati costruiti completamente sull’enorme distesa d’acqua. Un esempio lampante di un luogo dove l’uomo si è adattato alla natura e ai suoi ritmi costruendo tutto ciò che serviva per la sua sopravvivenza, dalle palafitte ai bellissimi e caratteristici orti galleggianti.
Qui le persone hanno un rapporto molto stretto con l’acqua tanto da utilizzarla sia per lavarsi che per pulire utensili, stoviglie e indumenti. E poi la bellezza dei pescatori locali che remano, sulle lunghe e tipiche imbarcazioni, usando le gambe e rimanendo in un armonioso equilibrio su un piede (una tecnica che usano solo qui) in modo da avere una migliore visuale, visto che la superficie del lago è ricoperta di alghe e canneti. Uno spettacolo!
E poi i cieli stellati così vicini che ti sembra quasi di poter toccare le stelle semplicemente allungando la mano!
Spettacoli unici che si godono girando il lago in lungo e in largo a bordo delle tipiche motolance e lasciandosi cullare in questa immensa distesa d’acqua. Tutto intorno villaggi, monasteri, templi e mercati da visitare. Tra questi ultimi, quello che mi ha più stupito è stato sicuramente Indein, un villaggio nel cuore della giungla del Myanmar. Con i suoi ben 1600 stupa – monumenti buddhisti – è un luogo magico perché solo una piccola parte del villaggio è stato restaurato, per cui il contrasto tra gli stupa in rovina e quelli resi super brillanti dal restauro conferiscono questo luogo una bellezza toccante.
Non puoi perderti l’opportunità di visitare il mercato itinerante che si sposta di villaggio in villaggio a seconda del giorno della settimana e che rappresenta un vero tripudio di colori, odori e sapori, un’esplosione dei sensi.
Il lago Inle, è davvero un posto unico, un vero e proprio “elogio della lentezza” e un modo assolutamente speciale per lasciarsi cullare dai ritmi sonnolenti del Myanmar.
PARTI PER UN VIAGGIO NEL TEMPO
Fare un viaggio in Myanmar è come entrare in una macchina del tempo. Qui le ore scorrono in tutta calma e ovunque si scorgono bambini che si divertono giocando con i sassi, la vita tranquilla dei villaggi sulle palafitte, le donne con cesti di paglia utilizzati per trasportare qualsiasi cosa, i monaci fasciati dai loro abiti color porpora… In sintesi una quotidianità fatta di piccolissime, meravigliose, cose.
Pronto a partire per un viaggio in Myanamar? Contattami per saperne di più e per organizzare un viaggio irripetibile! Sono sicura che Mingalaba diventerà la tua nuova parola preferita.
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